IL KEIKO
Con il termine keiko si indica l’allenamento di kendo , ossia la pratica costante delle tecniche tramandate in Giappone nell ‘arco dei secoli, a cominciare dai fondamentali , detti kihon (acquisire una corretta posizione di guardia, eseguire corretti spostamenti, imparare l’uso della shinai, ecc.). Una volta appresi tali elementi fondamentali, il kendoka si allena nelle tecniche più avanzate, imparando ad assumere la corretta attitudine mentale e a relazionarsi efficacemente con l’avversario .
A questo fine, nella seconda parte di ogni allenamento si pratica il jigeiko, ossia il keiko di combattimento in cui ciascun praticante impara a mettere in pratica ciò che ha appreso.
Con il termine shiaigeiko (o più semplicemente shiai) ci si riferisce , infine, alla competizione vera e propria , ossia al confronto sportivo arbitrato, il cui esito finale è la vittoria o la sconfitta di ciascun contendente in base ai punti (ippon) realizzati.
I colpi consentiti sono:
Tre colpi da taglio:
- alla sommità della testa (MEN)
- al petto dall ‘alto verso il basso (DO)
- al polso destro (KOTE)
– Un unico colpo di punta (TSUKI) che si porta alla gola dell’avversario. Le migliori scuole insegnano tale ultima tecnica soltanto quando si è acquisita la giusta esperienza nell’eseguire tale attacco.
L’ATTREZZATURA
Zonostante sia definita “l’arte della spada” (detta Katana), il Kendo oggi prevede l’utilizzo della
Shinai
La shinai è composta da quattro stecche di bambù (take), fissate alle due estremità da una guaina in pelle (tsukagawa o tsuka) che funge da impugnatura e da un cappuccio (sakigawa), sempre in pelle, che funge da punta . Un ulteriore elemento è l’elsa (tsuba), costituita da un anello di cuoio che viene infilato nella tsuka e bloccato con un ulteriore anello di gomma o pelle (tsubadome). Tsukagawa e sakigawa sono uniti da una cordicella di nylon (tsuru), che indica il dorso della lama. A circa 30 cm dalla punta (kensen), si trova un nodo (nakayui) fatto con una striscia di pelle che avvolge tre volte le take, la porzione di shinai compresa tra kensen e nakayui , detta monouchi , è quella preposta a colpire il bersaglio.
Il tradizionale colore del kendo è il blu indaco, colorazione derivante da un pigmento che si ricava dalle foglie e dal fusto dell ‘indigofera giapponese , dotato di proprietà disinfettanti e in grado di conferire al tessuto maggiore resistenza.
La tradizionale tenuta del praticante di kendo è composta da una giacca in cotone pesante detta kendoghi e da una gonna pantalone a pieghe, molto ampia e lunga fino a lambire il piede, detta hakama .
Le pieghe della hakama hanno un importante valore simbolico, esse infatti rappresentano le 7
virtù del budo, considerate essenziali dal samurai, ossia:
- Jin (benevolenza)
- Gi (onore e giustizia)
- Rei (cortesia ed etichetta)
- Chi (saggezza, intelligenza)
- Shin (sincerità)
- Chu (lealtà)
- Koh (pietà)
Indossare l’hakama, pertanto, rammenta al kendoka la natura del vero bushido, nel rispetto delle tradizioni che ci sono state tramandate di generazione in generazione.
L’armatura che viene utilizzata durante la pratica del kendo si chiama bogu.
Le sue origini sono da ravvisare nella tradizionale armatura del samurai, opportunamente rivista ed
adattata alla pratica.
Il bogu è composto dai seguenti elementi :
- il Men (casco con protezione per le spalle) che protegge la testa, la gola e spalle
- i Kote (guantoni) che proteggono le mani ed i polsi
- il Do (corpetto) che protegge il petto e l’addome
- il Tare (grembiule) che protegge le cosce, le anche e l’inguine da colpi accidentali
Sotto al men, per raccogliere il sudore e impedire così che lo stesso finisca negli occhi del praticante, offuscandone la corretta visuale, viene usato un fazzoletto di cotone detto tenogui .
Sul lembo anteriore del tare, inoltre viene inserito una sorta di sacchetto si stoffa detto zekken, sul
quale sono normalmente indicati il nome del praticante e il dojo di appartenenza dello stesso.
“L‘essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata. Quando un samurai è sempre pronto”